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Lui & Lei

L'intervista


di Membro VIP di Annunci69.it Eloise
25.02.2025    |    1.370    |    14 9.8
"“Una esperienza che non hai raccontato nel tuo libro..."
“Che giornata del cazzo che ho avuto oggi amore” dico a mio marito rincasando e stampandogli un bacio sulle labbra, saranno state le 20.

“Dai non sarà stata così terribile, non avevi il massaggio in pausa pranzo?”
Nel frattempo alla radio passano uno di quei nuovi motivetti allegri, in cui mi ritrovo < In ogni rendez-vous bugie si dicono; chi non è libero, chi non c’ha il fisico, stasera non importa più tu con chi fai l’amore e perché sale come un ascensore quando vengo da te>.

Ha ragione, non è stata una giornata così terribile, sono andata a farmi un massaggio rilassante in pausa pranzo, ho poi raggiunto una collega con la quale curo un ufficio stampa, collega che ho prontamente sbolognato alle 18 – “Scusami Elisa ma ho promesso a mio marito che sarei stata a casa per le 19 per preparare la cena” - quando in realtà un amico che lavora in banca mi aveva scritto che era solo in ufficio, mi aveva proposto di raggiungerlo, non me lo sono fatta ripetere 2 volte: sesso a fine giornata prima di tornare a casa, il massimo.
E mentre bacio di nuovo mio marito mi torna alla mente che mezz'ora fa avevo un cazzo in bocca, però non il suo.

“Domani ho un'altra giornata allucinante, ho diverse conferenze stampa e poi mi tocca andare, per un colloquio, da quella rivista che ti dicevo. Quasi quasi mollo.”
Lui mi incoraggia ad andare.
Anche in quel caso ho camuffato la realtà, non vado per un colloquio di lavoro ma per un'intervista. Ho pubblicato, sotto falso nome, una raccolta di racconti erotici e questa rivista mi vuole intervistare.

Così l’indomani, 10 minuti prima dell'orario fissato per l'intervista sono davanti al portone di ingresso di quell'edificio altissimo.
Sono eccitata come quando ho un appuntamento romantico o per del sesso, ho curato l'abbigliamento, messo una gonna marrone non troppo corta, il tacco, un maglione rosa caldo ma piuttosto anonimo nell'aspetto; mentre con l'ascensore salivo al piano tamburellavo nervosamente le dita sulla pulsantiera.
La persona con cui ho appuntamento è un ragazzo, dimostra sui 35 anni, non troppo alto, moro, con degli occhiali da sapientino, un dolcevita da bravo ragazzo di quelli che non sanno cos'è una follia.
È la prima domanda che mi fa.

“Quale è stata la più grande follia sessuale che hai fatto?”
- C'è una cosa che considero una enorme follia, troppo folle anche per me, ma ovviamente non te la racconterò, fa parte di quelle cose che vuoi che rimangano private, così a 90 anni, un attimo prima di tirare le cuoia ripenserò a quella cosa lì, indelebile nella mia mente, sorriderò perché ho vissuto, ho provato qualcosa di folle, ho goduto, ho gioito. Sarò felice. Mi brilleranno ancora gli occhi.

“Quindi, quale è questa follia?”
- Beh, potrebbe essere il bacio dato ad un mio amante nella sua auto parcheggiata sotto casa mia, mentre tenevo la mano appoggiata sulla patta dei suoi pantaloni e mio marito ignaro di sopra che mi aspettava - (rido)

“Ma è vero?” mi chiede spalancando gli occhi. Rido di gusto.
- Assolutamente no, sarebbe troppo, però un mio amante mi ha dato veramente un bacio di addio memorabile mentre eravamo nella sua auto parcheggiati a ridosso delle mura di una cittadina. .Ancora oggi me lo ricordo. Certo, non sapevo fosse l'ultimo bacio, forse per questo è diventato così iconico nella mia mente.
Mi piaceva baciarlo. Quando lo facevo ci mettevo tutto, la mia voglia, la mia rabbia, la mia frustrazione, la voglia di morderlo, la delusione che bruciava, la voglia che smettesse di baciarmi e mi scopasse, la voglia di perdermi. Mi perdevo nei suoi baci.
Se vuoi ti racconto una delle cose più divertenti che ho fatto, che in parte è stata una mezza follia.
Sono andata, un giorno, in pausa pranzo, a casa di uno sconosciuto per fare sesso.
Avevo dato buca a delle mie amiche che mi avevano proposto di pranzare con loro con la scusa "Devo andare a fare la spesa ho il frigo vuoto" ed invece sono andata a fare sesso a casa di uno sconosciuto prima di ritornarmene al lavoro.
Di lui in foto avevo solo visto il fisico, un ragazzo in forma, curato, misure che promettevano bene, mi sono messa in auto, fatta un quarto d'ora di strada, arrivata a casa sua, mezz'ora di sesso, mezza leccata, un orgasmo mio, ah sì, anche lui è venuto, deludente nel complesso se non per quella follia del sesso con uno sconosciuto a casa sua in pausa pranzo. Cotto e mangiato. Poi me ne sono ritornata puntualmente al mio lavoro.

“Quale è stata la cosa più indecente che hai detto a un uomo?”
- Non saprei, mi capita di dirne tante, ad esempio a un amico che mi chiedeva cosa stessi facendo gli ho risposto che mi stavo facendo scopare da un romano (ero a Roma per lavoro) con un cazzo enorme. Che questo tizio era bravissimo, che stavo urlando di piacere e godendo da non so quante ore.
Ad un altro, mentre mi stavo sgrillettando in solitaria nel letto di casa mia ho risposto che in quel momento l'unico posto dove doveva essere era dentro di me e basta.
Speravo di eccitarlo, non ha gradito, ha cambiato subito discorso. Ci sono un po' rimasta male, sai?

“Perché hai iniziato a scrivere i racconti e come mai hai deciso di farle una raccolta e pubblicarli?”
- Ho sempre scritto nella mia vita, lo faccio per lavoro, ma anche nel tempo libero.
Ho iniziato a scrivere racconti erotici perché ne ho letti molti, mi eccitavano. Adoravo sentirmi eccitata mentre li leggevo, non toccarmi, non venire ma continuare a mantenere alta l'eccitazione. Così anche per un'ora. Provare a percepire se mi ero bagnata, morire dalla voglia di essere dentro quel libro a scopare, morire dalla voglia di venire. A volte è più godurioso ed eccitante tutto ciò che precede l'orgasmo che l'orgasmo stesso.
Quindi, quando leggete i miei racconti restate lì, sentite l'eccitazione crescere, non toccatevi, resistete fino a scoppiare, poi allentate la tensione e ricominciate. Alla fine, eventualmente vi sarà concesso di esplodere.
E poi ho iniziato a scrivere perché dovevo togliermi dalla testa Andrea, un amico per il quale avevo un debole. Lui era tossico per me e l'unico modo per prendere le distanze era stato scrivere un racconto su quella che era stata la nostra mezza avventura di sesso.
Tra mille sotterfugi miei e suoi eravamo usciti per un drink, era estate, ci eravamo dati appuntamento in uno chalet, c'era anche la musica, durante il drink più volte ci eravamo sfiorati la mano, qualche sguardo provocante, io che giocavo con il ghiaccio, mettevo in bocca un cubetto di ghiaccio per poi risputarlo nel bicchiere, in modo apparentemente innocente.
Il suo sguardo parlava.
Poi siamo andati in pista, le mie mani nelle sue, mani non giovanissime, ma salde, gentili e forti allo stesso tempo, un desiderio di sentirle sul mio corpo, il mio vestito svolazzante, il suo mezzo sorriso, il mio sorriso, quel bacio che mi ha strappato quando mi ha accompagnato in bagno e poi il resto lo si può leggere nel libro che ho scritto.
Con lui ho imparato a chiudere le situazioni. Vivi ogni esperienza e ogni incontro come fosse l'ultimo, non lasciare nulla di aperto, perché ciò che è aperto, quello che sarebbe potuto accadere, manda tutto a puttane.

“Una esperienza che non hai raccontato nel tuo libro...”.
- Ho fatto sesso, per 3 giorni consecutivi con 3 uomini diversi, uno per giorno. Mi spiego: lunedì ho scopato con Andrea, martedì con mio marito, mercoledì con Alessandro. Questa situazione mi è successa 3 volte.
Una mia amica ha fatto più di me: 3 uomini diversi lo stesso giorno senza che nessuno sapesse niente dell'altro.
Un po’ come un altro mio amico che aveva fatto sesso in 2 giorni con 3 donne diverse.

“Consiglieresti a una tua amica di fare un'esperienza sessuale con un'altra donna?”
- Sì. Ogni donna dovrebbe fare un'esperienza sessuale con un'altra donna.
Giocare con le donne, oltre che piacermi e divertirmi perché mi permette di scoprire un mondo inesplorato ma familiare, mi ha aiutata ad accettare di più il mio corpo e mi ha aiutata a sentirmi più bella.
Ogni donna è unica e meravigliosa, è sconvolgente vedere da vicino quanto siamo diverse, il colore della pelle con una sfumatura diversa dalla nostra, l'abbronzatura, le smagliature, la consistenza diversa, il seno, quello più grande, quello più sodo, quello più cadente, quello più piccolo.
E poi la patata…guardare da vicino la forma diversa, sentire il sapore, il liquido che cola, esplorarla con le dita, cercare di capire se all'altra piacciono le stesse cose che piacciono a te.
Tutte diverse, uniche e per questo meravigliose.

“C’è qualcosa che non hai ancora raccontato nel tuo libro e che ti sei ripromessa di fare nel prossimo?”
- Certo, quello che ho provato.
Ad esempio, ho provato la gelosia, mi sono sentita tradita, sono stata messa in un angolo, ho tradito, ho confessato un tradimento. Ok, non avrò fatto tutte queste esperienze con mio marito ma con uomini diversi ma so che significa, capisco da dove nasce.
Ho vissuto mille vite, ma non sono abbastanza, voglio a viverne altre mille.
Dopotutto sono una che sperimenta.
Un amico una volta mi aveva consigliato di non fare mai coppia con nessuno di fisso perché mi avrebbe limitata, in un qualche modo frenata. Mi diceva che gli uomini sono tutti dei grandi egoisti, lui ne era la prova.

“E se ti proponessi ora di praticarmi del sesso orale, come reagiresti? Non voglio offenderti, è solo una domanda”
Nel chiedermelo mi mostra il blocco dove ha appuntate tutte le domande che mi ha posto.
Mi accomodo meglio sulla sedia, accavallo le gambe.
Quel misto di bravo ragazzo…
“Che cliché scontato…sarebbe un cliché scontato. Mi stai chiedendo di tradire mio marito?”
“Sì e non solo, ti sto chiedendo anche di tradire il tuo amante, se ne hai uno”
“Racconterò al mio amante quello che succederà tra noi, nessuna cazzata, nessuna omissione perché lo desidero, tornerò da lui, non per ripiego o per convenienza, ma perché mi eccita.
Farti un pompino è così scontato, cosa altro hai da propormi?”

Sospira profondamente, chiude gli occhi, si toglie gli occhiali, li ripiega ed appoggia sul tavolinetto di fronte a noi.
Con le mani si stropiccia gli occhi, appoggia anche lui le braccia ai braccioli della poltroncina.
“Va bene” mi dice “adesso togliti le mutandine, allarga le gambe ed inizia a sgrillettarti”.
“Si questo lo posso fare”
Mi chiede se voglio che tiri meglio le tende, magari qualcuno può vedermi.
Gli rispondo che non me ne frega un cazzo, possono godersi lo spettacolo.
Mi tolgo il maglione, tiro su la gonna, tolgo calze e slip, scivolo un po’ sulla poltroncina ed allargo le gambe appoggiando la sinistra sul bracciolo.
E la mia mano scende giù.


“E ora ti saluto…Ti ho dato tutte le ragioni per essere una bella stronza (cit)”.
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